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Mercurio: dal Furto del Pensiero alla Nascita dell’Intelletto Alato

  • Immagine del redattore: Elevenios
    Elevenios
  • 16 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
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Mercurio, il messaggero degli dèi, il viandante tra i mondi, colui che unisce il cielo e la terra.

Nel linguaggio comune, e persino nella tradizione mitologica, egli viene ricordato come protettore dei ladri, degli astuti, dei mercanti e dei viaggiatori, ma come spesso accade nei simboli antichi, dietro questa immagine apparentemente profana si nasconde un segreto profondo, un insegnamento iniziatico che riguarda ciascuno di noi.

Mercurio è chiamato “ladro” perché ruba il fuoco del Cielo per portarlo all’Uomo.

Egli è il mediatore tra l’intelletto divino e la mente umana, colui che trasferisce le energie più sottili dal mondo dello spirito alla realtà della materia.

Ma quando la sua forza si abbassa, quando viene contaminata dall’ego e dall’avidità, quella che era ispirazione divina diventa furto mentale, appropriazione indebita del pensiero per fini personali.

Il Mercurio inferiore, infatti, è simbolo dell’intelligenza egocentrica, quella che pensa solo per possedere, che elabora per dominare, che osserva non per comprendere ma per sfruttare.

È il pensiero che ruba luce per farne strumento di potere, la mente che brama la conoscenza ma non la saggezza.

È lo specchio deformante del nostro tempo, dove la rapidità del pensiero ha sostituito la profondità, e l’astuzia ha preso il posto dell’intuizione.

Eppure, l’Opera dell’Iniziato consiste proprio nel trasmutare questo Mercurio inferiore in Mercurio alato, il vero messaggero degli dèi.

L’intelletto profano, disperso e inquieto, deve morire alle sue illusioni per rinascere come veicolo della Luce.

Ciò che era furto diventa servizio, ciò che era vanità si trasforma in canale puro del pensiero universale.

Il Mercurio alato, allora, non ruba, ma riceve.

Non accumula, ma trasmette, non parla per sé, ma parla per il Cielo.

È il pensiero rigenerato, che non nasce più dall’ego ma dallo Spirito, non più dalla paura di perdere, ma dal desiderio di offrire.

Nell’alchimia, Mercurio rappresenta la sostanza intermedia, l’elemento fluido che unisce e trasforma.

Senza di lui, l’Opera non può compiersi.

È il mediatore tra zolfo e sale, tra anima e corpo, tra spirito e materia.

Così anche in noi, il pensiero deve diventare mercuriale, capace di salire e scendere, di portare ciò che è in alto verso il basso e ciò che è in basso verso l’alto, fino a compiere l’unione sacra del principio e della fine.

Quando il Mercurio interiore si risveglia, la mente cessa di essere predatrice e diventa messaggera.

Allora il pensiero non è più un atto personale, ma un flusso sacro, un soffio che ci attraversa.

Ci rendiamo conto che l’idea non nasce da noi, ma attraverso noi.

Ed è in questo momento che l’uomo diventa davvero ponte tra gli dèi e la Terra, portatore del verbo, custode della Parola che illumina.

La vera astuzia di Mercurio non è il furto, ma la trasformazione del furto in dono.

È la capacità di prendere ciò che è profano e restituirlo sacro, di convertire la brama in conoscenza, la curiosità in rivelazione, il pensiero frammentato in pensiero universale.

Il messaggero puro che, con ali ai piedi e luce nel cuore, porta al mondo la voce della Grande Opera.


“Non sono io che penso, ma il Cielo che pensa in me.”


A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴

T∴F∴A∴

Fr∴ Elevenios

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